mercoledì 29 ottobre 2014

Joan Jonas ha conquistato l'Hangar Bicocca


Non l’avremmo più lasciata andare via. Joan Jonas, piccolo folletto bianco, ci ha stregato ancora una volta con Reanimation, un progetto nato nel 2010 e ripensato due anni fa per Documenta, ora rivisitato e arricchito per Hangar Bicocca, accogliendo l’invito di Andrea Lissoni a esibirsi in occasione della mostra Light Time Tales.

Io nei suoi gesti e nella sua voce mi sono letteralmente perso, non saprei dirvi nemmeno quanto è durata la performance perché è bastato un attimo per sentirmi proiettato in una dimensione lontana e atemporale. Sono stati gli applausi di chi mi circondava a farmi capire che la magia si era interrotta, e allora mi sono unito alla doverosa standing ovation. Il minimo che potessi fare per restituire a Joan parte della forza vitale che mi aveva appena regalato.

Joan-Jonas-performance
Joan Jonas, Reanimation, 2014, performance alla Fondazione Hangar Bicocca (Foto: Matteo Scarpellini)
Ho seguito le sue mani piccole e nervose rincorrere con tenacia i contorni delle immagini proiettate, in modo sempre più frenetico ma al tempo stesso controllato, sapiente, come per catturarle prima che sbiadissero e lasciassero il posto alle altre. Una geografia di segni che sembravano scaturire da una sorta di rituale, presto trasformatosi in danza. Eccola allora trasformarsi in uno sciamano: vestita di maschere tribali si muove e agita strumenti come per evocare spiriti primordiali. Il suo è un viaggio verso le origini dell’umanità ed è lì che ci ha portati tutti, rendendoci inermi e senza risparmiarsi.

Ad accompagnarla lo strepitoso Jason Moran, affascinante plasmatore di suoni nel rincorrere i movimenti dell’artista con pianoforte e sintetizzatore.
In una parola: magnetici.


Guarda l'intervista a Joan Jonas:


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