lunedì 22 febbraio 2016

Ecco le mie foto di Nidhal Chamekh da Primo Marella: una mostra bellissima

Ve l'avevo detto: sono stato alla personale di Nidhal Chamekh da Primo Marella Gallery, dal titolo Burn. E vi consiglio di andarci, perché a bruciare sarà il vostro cuore.



L'allestimento è pulitissimo e perfetto, ma i suoi disegni hanno da raccontare storie crude di rivolte e povertà. Opere da guardare e che ci guardano. Come Annibale, che ci accoglie appena entrati in galleria con un sorriso ironico che lo distingue dalla scultura originale scoperta a Capua. Annibale non è più il temutissimo nemico dell'Impero Romano: dobbiamo imparare a guardare la storia con occhi diversi, ci dice Nidhal. Essere pronti a riscriverla.



Così, in quell'immaginario Mediterraneo che si apre alle spalle del busto di Annibale, il poeta militante Fadhel Sassi è ripreso da Nidhal Chamekh nel momento del suo assassinio durante le rivolte del pane in Tunisia nel 1983. Sembra sia cambiato assai poco in questi trent'anni, se pensiamo a quante persone mettono ancora a repentaglio la propria vita per un futuro migliore, scomparendo in mare al grido di "Burn!". Proprio mentre salpano e bruciano i documenti per dimenticare la propria identità e diventare, loro malgrado, clandestini.



A mio modestissimo parere le opere più poetiche sono i disegni più piccoli, le Mémoire promise. Qui il tratto è quello che conoscete di Nidhal, che avete visto anche alla Biennale e che con i suoi soggetti frammentati esprime la difficoltà della memoria, il rischio dell'oblio per tutti gli sforzi compiuti dalle generazioni che si susseguono in cerca di riscatto.







Io lo adoro, non perdete questa mostra.















giovedì 18 febbraio 2016

Bergamo sempre più bella e contemporanea con McGinley alla GAMeC

Bergamo convince ancora con una serie di mostre che si prospettano gustose alla GAMeC. Fra queste sicuramente la prima personale in un’istituzione italiana di Ryan McGinley. Newyorkese, fotografo, ha all’attivo solo nel biennio 2003-04 una mostra al Whitney e una al MoMA PS1, giusto per capirci. 

Alla GAMeC inaugura proprio oggi e ci trasporta nella New York anni 90 fra graffitari, skateboarders e artisti, con tematiche come giovinezza, libertà, edonismo, eccessi, tipiche di quel decennio. I soggetti delle fotografie di Ryan McGinley sembrano agire secondo il proprio istinto, perfettamente in armonia con la realtà che vivono. C’è tutta la controcultura statunitense nelle fotografie di McGinley, con la sua volontà di un ritorno alla natura in contrasto con la crescente modernizzazione delle metropoli americane e questo pensiero si è riplasmato e diffuso largamente agli inizi del nuovo millennio.



Il curatore è Stefano Raimondi, che ha scelto di scandire le opere con “il ritmo musicale delle Quattro Stagioni di Vivaldi: in ciascuna sala si succedono orizzonti, colori, musicalità e atmosfere completamente diversi ma legati gli uni agli altri”. Ecco spiegato il titolo, The Four Seasons

E se è vero che i paesaggi sono sublimi, altrettanto fondamentale e poetica è la presenza dell’uomo. Modelli maschili e femminili abitano questi paesaggi sconfinati come stessero vivendo o riconquistando un paradiso terrestre. Sono corpi innocenti e nudi, in cui i colori e la forma del corpo, degli occhi e dei capelli viene messa in costante relazione con la natura circostante fino a diventare un tutt’uno. 



Un artista super consigliato e anche se non ho ancora visto la mostra il rapimento è una certezza. 


Trovate tutte le info qui

lunedì 15 febbraio 2016

Alterazioni Video allo Spazio Oberdan con un nuovo lavoro sull'India

Questo giovedì gli appuntamenti da segnare in agenda sono almeno due. Marzia Migliora inaugura alle 19 la sua personale da Lia Rumma e come ogni mostra di Lia ovviamente non si può perdere. Ve ne parlerò in un prossimo post. 
Un po’ più tardi, alle 21, non mancate la performance di Alterazioni Video, collettivo di artisti che esiste ormai da più di dieci anni e che torna con una nuova rassegna dedicata ai loro Turbo Film

Che cos’è un Turbo Film? Loro lo definiscono è un genere cinematografico tra lo spaghetti western e il neorealismo di YouTube. Spesso improvvisato e partecipato, richiama gli albori del cinema mantenendo le sue radici nell’arte contemporanea”. Insomma, contaminazione fra storia e vita quotidiana come piace a me. 


Quella che vedremo giovedì allo Spazio Oberdan grazie alla Fondazione Cineteca Italiana è un’anteprima della loro ultima fatica. Un road movie che fra l’altro mi riguarda molto perché va alla scoperta dell’India, che come sapete è il mio primo amore e il motivo per cui ho iniziato a collezionare arte. L’idea di base è ovviamente originale e prende vita dalla passione degli indiani per i record del mondo, un fenomeno nato negli ultimi anni, dove "tradizione e ossessione mediatica si mischiano, devozione e nevrosi contemporanee si confondono, generando in rete una attivissima comunità che si sfida costantemente con determinazione e creatività”. 

L’evento di giovedì è particolare perché per l’occasione Alterazioni Video presenterà una performance partecipata che vedrà in collegamento dall’Islanda l'artista Ragnar Kjartansson e sul palco lo scrittore Filippo Anniballi, il critico cinematografico e curatore Arto Ushan, l'arpista barocca Flora Papadoupolos e la rock band Graziella Kriminal


Insomma, qualcosa di davvero unico! Se proprio non riuscite a esserci giovedì la rassegna continua fino al 4 marzo, trovate tutte le info qui

mercoledì 10 febbraio 2016

Finalmente è arrivato il momento della personale di Nidhal Chamekh a Milano

Ve lo avevo annunciato questa estate e finalmente ci siamo: domani inaugura la personale di Nidhal Chamekh alla galleria Primo Marella. Fra gli artisti incontrati nell'ultimo anno Nidhal è sicuramente uno di quelli che più mi ha colpito: avendo avuto la fortuna di conoscerlo personalmente posso assicurarvi che quello che emerge dalle sue opere è profondamente sincero e senza filtro. Un'arte impegnata e mossa da convinzioni radicate, tutt'altro rispetto alla posa che contraddistingue tanti giovani artisti italiani e non.

La sua è un'analisi matura dei nostri tempi che si esprime attraverso immagini immediate ma sperimentali al tempo stesso. Sempre in equilibrio fra la sua esperienza e il contesto politico che lo circonda (ricordatevi delle sue origini tunisine di cui va alquanto fiero), vi invito a conoscere le sue opere grafiche insuperabili ma anche le sue installazioni in questa mostra dal titolo Burn che lo ha impegnato per diversi mesi. Io non sto nella pelle, ci vediamo domani alle 19 nel bellissimo spazio di Primo Marella in via Valtellina.





martedì 2 febbraio 2016

L’artista è la curatrice: Goshka Macuga da Prada a Milano

Senza voler essere blasfemi si può definire Goshka Macuga una e trina. Anzi multiplo: nella sua ricerca non veste semplicemente i panni di artista, ma è contemporaneamente autrice, curatrice, collezionista, ricercatrice e ideatrice di mostre. La Fondazione Prada di Milano inaugura domani la personale della polivalente artista polacca dal titolo To the Son of Man Who Ate the Scroll, che occuperà gli spazi del Podium e della Cisterna.

La mostra è di quelle da non perdere perché si colloca al culmine della ricerca di Macuga, da sempre focalizzata sul desiderio di trovare una metodologia di categorizzazione di materiali e informazioni attorno a questioni ontologiche come il tempo, l’origine, la fine, il collasso e la rinascita.

Sculture, installazioni, fotografie, architetture e progetti di design: tutto concorre alla descrizione dell’universo creativo Macuga e alle sue riflessioni sul destino dell’uomo in relazione alla realtà artificiale. Protagonista è la memoria, intesa come sia come meccanismo decisamente umano sia come supporto artificiale, poiché l’uno non potrebbe esistere e sopravvivere senza l’altra. Il rischio che la seconda prevalga e il nostro destino venga sopraffatto dal post-umano affascina l’artista.

Che il futuro sia nelle mani dell’intelligenza artificiale? Se volete conoscere l’opinione di Goshka Macuga ci vediamo domani alle 18.30 alla Fondazione Prada.