giovedì 17 novembre 2016

Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2017: Cecilia Alemani annuncia i nomi

Che sia davvero la volta buona? Man mano che leggiamo delinearsi il Padiglione Italia della prossima Biennale d’Arte sembra che tutte le speranze riposte nella curatrice Cecilia Alemani diventino realtà. 

Cecilia è giovane e ambiziosa e la sua selezione di artisti annunciata in questi giorni pare dimostrarne il carattere. Ecco i nomi che rappresenteranno il nostro paese a Venezia: Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi e Adelita Husni-Bey

Solo tre artisti: già questa è una notizia perché siamo abituati al padiglione affastellato di opere e dozzine di nomi, talvolta con il tentativo di non scontentare nessuno ma con il risultato di deludere molti. Con questo numero ridotto Cecilia Alemani dimostra di volersi allineare alle scelte degli altri paesi. Allinearsi non in modo fine a se stesso, per sentirsi più internazionali, ma dimostrando finalmente di poter fare una scelta di qualità. Selezionare è difficile e rende impossibile rappresentare la totalità. Dimostra però determinazione e un progetto ben preciso in mente. Qualità vs quantità, una linea da seguire, una poetica da mettere in mostra con spazi, tempi e risorse adeguati. 

Così i tre selezionati, nati in Italia tra la metà degli anni 70 e gli 80, sono chiamati a dare il meglio di sé. Hanno una grande occasione, quella di rappresentare l’italia contemporanea. Ma anche una grane responsabilità: dimostrare che un nuovo corso per il nostro paese è possibile, che anche qui si possono formare e far crescere talenti. 


Finalmente con Cecilia Alemani si guarda avanti, rinunciando alle lenti del passato. 
Io sono fiducioso, e voi? 

sabato 12 novembre 2016

Monaldi e Tindar, due giovani talenti da Project B a Milano

In questi giorni a Palazzo Reale a Milano sono in mostra le opere dei finalisti del Premio Cairo, assegnato mercoledì sera a Paolo Bini. Vorrei parlarvi in particolare di due di loro, che da venerdì saranno ospiti della galleria Project B per una doppia personale: Davide Monaldi e Tindar

Cosa lega questi due giovani e talentuosi artisti italiani? Il disegno. 



Davide Monaldi ha iniziato il suo percorso disegnando, per poi scoprire che l’argilla è la sua vera passione. Le sue ceramiche esteticamente minimali raccontano microstorie del quotidiano, ma dal punto di vista tecnico raccontano di un processo abile legato alla tradizione dell’artigianalità. Vi ave o parlato di lui in occasione della sua mostra da Giuseppe Iannaccone, vi ricordate? Altrimenti potete leggere qui


Tindar è già noto ai frequentatori della galleria Project B. I suoi lavori nascono dalla serie delle Radici, disegnate a matita sulle pagine di antichi testi che raccontano dei fondamenti della civiltà. Seguono le Tracce: impronte lasciate sempre sulla carta, in un gesto ripetuto all’infinito. 


Vi invito a scoprire i due giovani artisti da venerdì 18 da Project B in via Maroncelli, trovate tutte le informazioni qui

lunedì 7 novembre 2016

Artissima 2016: la mia recensione

Torino questo weekend era luminosa e stupenda. Sono molto contento di essere riuscito a ritagliarmi il tempo sufficiente per visitare bene la mia fiera preferita, Artissima, con un salto anche a FlashBack. 

Artissima mi è sembrata molto in linea con le mie corde, con diversi lavori installativi e poca pittura,  un respiro davvero internazionale e diversi lavori degni di un museo.

Concordo con Artribune che ha eletto fra i migliori cinque stand quello di Massimo Minini. Lo so, ormai è storia. Proprio per questo Massimo potrebbe sedersi e raccogliere i frutti della sua carriera decennale, eppure è sempre fra i primi a proporre qualcosa di stimolante come l'accostamento fra un'opera anonima di tema religioso e i contemporaneissimi Sheila Hicks e Ariel Schlesinger (qui sotto, foto via Artribune). 



Sono molto contento per Gian Maria Tosatti che seguo da un po'. Si è aggiudicato il Premio Fondazione Ettore Fico grazie alla bellissima opera esposta allo stand di Lia Rumma (qui sotto). 


Sono diversi gli altri stand che ho apprezzato. Come sempre per le opere e non per gli artisti perché questa è la mia filosofia: guardare il lavoro un secondo solo e innamorarmene oppure dimenticarlo. 

Uno di questi è sicuramente APalazzo Gallery di Brescia , con l'imponente opera di Ann Iren Buan, che rivela tutta la sua fragilità solo una volta avvicinatisi, scoprendo che si tratta di carta dipinta con il gesso e incollata. Sono convinto che questa giovane artista norvegese farà strada (sotto una mia foto). 



Lo stand attiguo era quello di Caterina Tognon, che ben conosco e mi ha affascinato con un artista che da anni fa parte della mia collezione e trovo sempre magnifico: Francisco Tropa, con le sue lanterne (qui sotto una mia foto). 



Sono impazzito per il bassorilievo di Kiki Smith proposto da Raffaella Cortese, ma lo sapete bene che ho un debole per una delle artiste più poliedriche e determinate della nostra epoca. 

La galleria che mi ha fatto capitolare è però Primo Marella con l'artista cinese Li Wei e la sua opera provocatoria: un'installazione che ritrae un bambino apparentemente innocente ma che irrealtà nasconde dietro la schiena una bomba. Ce lo rivela solo lo specchio. Davvero suggestiva. 

Fra le gallerie giovani premio Doppelgaenger di Bari, di cui ho conosciuto qualche mese fa i fondatori, che hanno proposto una doppia personale di Domingo Milella (davvero notevole, sotto una sua fotografia) e Marta Roberti. Due italiani conosciuti più all'estero e di grande talento. 



FlashBack non è decisamente una fiera che mi rappresenta, essendo io affascinato prevalentemente dal contemporaneo, ma devo dire che è stato interessante buttarsi a capofitto nel mondo dell'antiquariato. Fra sculture lignee germaniche, Madonne e i de Chirico, le mie opere preferite erano quelle grafiche e bidimensionali provenienti dal Giappone






giovedì 3 novembre 2016

La vita di Louise Bourgeois al Teatro Franco Parenti

Oggi vi parlo di arte, ma non per consigliarvi una mostra. Vi invito al Teatro Franco Parenti, dove andrà in scena la vita d’artista di Louise Bourgeois. 98 anni e mezzo di difficoltà (le violenze subite, le guerre) e di grande arte. 

Le sculture di Louise Bourgeois sono state emblema dell’anticonvenzionalità e della tenacia femminile.  Lucide e folli allo stesso tempo, hanno raccontato quasi un secolo di turbamenti, inquietudini, ossessioni. Come quella per le forme falliche o per i monumentali ragni, simbolo della madre che insieme protegge e spaventa, o ancora per le minacciose ghigliottine che descrivono l’ambiente domestico. 


Questo e molto altro verrà raccontato dall'8 al 20 novembre sul palco del Teatro Franco Parenti da Margherita Di Rauso, diretta da Luca De Bei

Una bella occasione per conoscere nel profondo Louise Bougeois e per ricordarla così come lei stessa usava raccontarsi attraverso le sue opere. 


Tutte le info qui