martedì 21 luglio 2015

Ciao Elio!

Quando un amico viene a mancare, in modo così inaspettato e silenzioso poi, le parole si svuotano del loro significato, soffocate dalla rabbia per qualcosa che non possiamo controllare, comprendere e quindi descrivere. Qualcosa che ogni volta ci ricorda quanto siamo umani e per questo "finiti".

Ho riflettuto un po' prima di scrivere qualcosa sulla morte di Elio Fiorucci. Ho scritto molte parole, poi le ho cancellate perché nessuna mi sembrava sufficientemente delicata e opportuna per trasmettere quello che provo di fronte a questa notizia.

Così ho pensato che il modo migliore per rendere omaggio a Elio, da amico, da amante dell'arte, da milanese acquisito ormai da molti anni, fosse quello di ricordare quanto sia stato grande, quanto a lasciarci sarà solo il suo corpo perché il suo spirito eclettico, creativo e tenace continuerà a vivere in quello che ha fatto e che ci rende tutti onorati di averlo potuto incontrare su questa terra.

Elio Fiorucci era un grandissimo osservatore, un importatore di tendenze, un anticipatore, fin dal 1967 quando ha aperto il suo primo negozio, poi divenuto storico, sotto la Galleria Passarella a Milano, con l'allestimento di Amalia Del Ponte e un Celentano in cadillac rosa.

Elio Fiorucci aveva un'ottica internazionale, ha conquistato New York, ma al suo paese ha saputo regalare una boccata d'aria fresca. Come quando ha voluto che Keith Haring decorasse il suo negozio e ha organizzato un grande party per Andy Warhol al Plastic. Dov'è finita questa Milano?

Elio Fiorucci potevi incontrarlo al vernissage di una mostra e sentirlo condividere con te cosa ne pensava, che tu fossi un critico, uno studente o un passante. Era un uomo estremamente gioviale e sorridente.

Sarà difficile non incrociare più il suo sguardo agli agli appuntamenti importanti di Milano, ma se questa città è diventata quel che è, se non ha mai smesso di volersi divertire ed essere auto ironica lo dobbiamo anche a lui. E questa eredità farà in modo che sia sempre con noi.

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