mercoledì 16 settembre 2015

Idan Raichel, Ornella Vanoni e le coincidenze del destino

Oggi faccio un'eccezione e non vi parlo di arte contemporanea, ma ne vale la pena. Non vi ho ancora raccontato di un episodio che mi è capitato durante il mio ultimo viaggio in Israele, quando alcuni amici mi hanno portato a un concerto che letteralmente mi ha lasciato senza parole. Un ragazzo bello ed elegante con una voce che rapisce ma soprattutto con la capacità di fondere generi e tradizioni in un mix esplosivo. Non sapevo chi fosse, finché ho avuto l'opportunità di conoscerlo di persona. Era Idan Raichel, che solo dopo ho scoperto aver avviato da anni l'Idan Raichel Project: musicisti da tutte le parti del mondo per sperimentare fra jazz, elettronica e testi tradizionali ebraici, dando nuova linfa alla musica popolare israeliana.

Tornato a Milano continuavo a pensarci e mi sarebbe piaciuto che venisse a Milano, volevo che tutti i miei amici e colleghi potessero ascoltarlo. Finché una sera vado dalla mia amica Ornella Vanoni e chi mi trovo a cantare con lei? Proprio Idan Raichel! Mi hanno svelato che avevano in programma una data a Milano in occasione di MITO.

idan raichel milano ornella vanoni

Perché ve lo racconto? Beh, la data è arrivata: Idan Raichel si esibirà, con la straordinaria (in tutti i sensi!) partecipazione di Ornella Vanoni sabato 19 settembre al Teatro Elfo Puccini. Io ovviamente non mancherò e vi consiglio di non perdere questa occasione, non rimarrete delusi!

idan raichel milano




lunedì 14 settembre 2015

Gli opening della settimana nelle gallerie di Milano

Vi ho segnalato ieri la mostra di Nathalie Djurberg da Giò Marconi, ma come vi dicevo questa le gallerie milanesi ricominciano a pieno ritmo. Ecco qualche brevissima indicazione per segnare in agenda gli appuntamenti più interessanti fra gli opening di questa settimana. Si concentrano tutti in pochi giorni e come sempre mi piacerebbe avere il dono dell'ubiquità!

16 settembre
Michael Fullerton @ Galleria Zero...
viale Premuda, 46
fino al 26 settembre


galleria zero milano


17 settembre
Tony Lewis @ Massimo De Carlo
via Ventura, 5
fino al 7 novembre

WORDNONPSEUDO: la prima mostra in Italia per l'artista dalle radici afroamericane che ragiona sul linguaggio. Da seguire.


massimo de carlo milano

17 settembre 
Giulio Frigo @ Francesca Minini
Via Massimiano, 25
fino al 14 novembre 2015

Riflessioni su pittura e colore con installazioni che si preannunciano mozzafiato.

giulio frigo @ francesca minimi milano
17 settembre 
Maria Evelia Marmolejo @Prometeogallery 
Via Ventura, 3
fino al 6 novembre

La pioniera dell'arte performativa in America Latina arriva a Milano per la prima personale europea con una mostra curata da Cecilia Fajardo-Hill. 


Maria Evelia Marmolejo @Prometeogallery


17 settembre 
Nicolas Party | Dianna Molzan @Kaufmann Repetto
via di Porta Tenaglia, 7
fino al 12 novembre

Attendo soprattutto di vedere come Nicolas Party ha trasformato l'intera galleria in una sorta di cappella contemporanea appropriandosi delle pareti con la sua pittura.



Ditemi cosa preferite o vi incuriosisce di più!





domenica 13 settembre 2015

Milano riparte con le mostre in galleria. Cominciamo con Giò Marconi

Concedetemelo: settembre è il mese più bello dell’anno. Si ricomincia con i ritmi folli dopo il relax delle vacanze, è vero, ma questo significa anche nuove energie, nuovi progetti. E per noi amanti dell’arte significa ripartire con la stagione delle mostre e la riapertura delle gallerie

La prima che vi segnalo è da Giò Marconi. Ne avevo già scritto a febbraio, in occasione dell’inaugurazione del nuovo spazio. Dal 16 settembre il cubo di Kuehn-Malvezzi sarà invaso dalla terza mostra in galleria di Nathalie Djurberg & Hans Berg. Un appuntamento imperdibile e un ottimo modo per riprendere in grande stile. 


I due artisti e compagni nella vita festeggiano la collaborazione decennale con Giò Marconi trasformando la galleria in un paesaggio misterioso, popolato da sculture dalle sembianze di pennuto e animato da film d’animazione in bianco e nero
La mostra si intitola A thief caught in the act, dove i ladri sono proprio i volatili, colti in flagrante dal visitatore per alcuni istanti, solo quando la luce si accende. Già, come avrete intuito la mostra si vista completamente al buio 

Insomma, una vera e propria esperienza più che una semplice mostra, che di sicuro non perderò. 
Ci vediamo mercoledì! 

Ovviamente non perdete le opere di Nathalie Djurberg anche nelle principali mostre milanesi aperte quest’estate, se non le avete ancora visitate. Da Arts & Foods alla mostra della collezione alla Fondazione Prada, An introductionalla recente La Grande Madre curata da Gioni a Palazzo Reale, con un video decisamente forte. 


martedì 1 settembre 2015

La Grande Madre è arrivata a Palazzo Reale!

la grande madre harrison
Rachel Harrison, Untitled ( Perth Amboy), 2001
La confusione che non ti aspetti in un banale martedì di fine agosto, fra rientri e ultimi scampoli di vacanza: questa è la prova che l’arte aggrega, incuriosisce e che ancora abbiamo voglia di stupirci e riflettere. Così era Palazzo Reale a Milano il 25 agosto a mezzogiorno: tutti in pista per l’attesissima La Grande Madre, la mostra curata da Massimiliano Giorni per la Fondazione Trussardi, che questa volta ha fatto le cose davvero in grande. L’attesa era dovuta anche a una piuttosto martellante campagna: la prima conferenza stampa di presentazione risale a questa primavera, le immagini della mostra impazzano già da un po’ sui vari social network. Insomma, Trussardi vuole assolutamente reggere il confronto con Prada in questo 2015 che per Milano è un anno chiave. 

Tentativo riuscito? Di sicuro l’ultima conferenza stampa è sulla bocca di tutti. Con Gioni in collegamento da New York perché la compagna ha partorito proprio qualche giorno prima e il piccolo che mostrandosi alla webcam ha già usufruito dei warholiani 15 minuti di celebrità (per la verità un po' meno, è chiaro) si vince facilmente. Mai come in questo caso vita e arte si fondono, dunque, dato che il tema della mostra ruota intorno alla maternità

La Grande Madre è la risposta ad Arts & Foods di Celant e alle innumerevoli mostre che concepiscono il tema di Expo 2015, Nutrire il Pianeta, Energie per la Vita, solo come legame fra l’arte, il cibo, la produzione di energia sostenibile ecc. Massimiliano Gioni e Breatrice Trussardi lo declinano invece riportandoci alle origini, ricordando che la vera forza generatrice, la vera energia vitale risiedono in lei: la donna, la madre, la Terra. Una scelta forse meno banale ma comunque potenzialmente nazionalpopolare, come si deve per l’esordio di Trussardi a Palazzo Reale. 

la grande madre pipilotti rist

Pipilotti Rist, Homo Sapiens Sapiens, 2005
Il risultato? Più di 150 opere che regalano al Comune di Milano l’occasione - finalmente -  di accogliere non solo alcuni capolavori del Novecento, ma soprattutto i più grandi nomi dell’arte contemporanea. Una mostra di grande ricerca, il cui lavoro è iniziato circa due anni fa. Una mostra enciclopedica alla Gioni, che sviluppa il tema del femminile contemporaneamente in ordine cronologico e in ottica tematica. Ci sono le pioniere dell’arte femminile, dalla prima regista donna Alice Guy-Blanché ad Ana Mendieta, ci sono le avanguardie, dalla misoginia futurista che poi si rovescia grazie al ruolo di Benedetta, moglie di Marinetti, alle provocazioni Dada e Surrealiste. Ci sono i riferimenti cinematografici, una piccola e bellissima Frida Kahlo ritratta cerva ferita, le grandi femministe degli anni Sessanta, una sala interamente dedicata a Louise Bourgeois, uno dei video più trasgressivi di Nathalie Djurberg, una fantastica proiezione di Pipilotti Rist e l’elenco dei nomi degni di nota è davvero lungo. 

la grande madre djurberg

Nathalie Djurberg, It’s the Mother, 2008
Se pensate di poterla gustare solo con una passeggiata vi sbagliate di grosso: qui c’è molto da pensare, bisogna andare preparati perché niente è lasciato al caso. Certo, c’è la consueta brochure e ci sono i mediatori in sala che fanno un gran lavoro, ma la mostra è dichiaratamente intellettuale e rischia di allontanare il visitatore. Un merito del curatore, bravissimo come sempre ad individuare chicche e pescare in un ampio background culturale (ma comunque sempre il suo preferito, senza grandi voli pindarici al di fuori), ma anche un limite. Tutto questa ricerca rischia di rendere la mostra cerebrale, manca di cuore. Alcune opere fanno eccezione, come l’installazione di Nari Ward, Amazing Grace: 280 passeggini dismessi raccolti per le strade di Harlem accompagnate da un canto gospel. Decisamente fra le mie opere preferite della mostra. O come la performance di Roman Ondak che coinvolge i visitatori imitando le madri a insegnare al proprio figlio a camminare fra le sale di Palazzo Reale. Ma all’uscita la sensazione è quella: un compito ben riuscito, ma la lode è un po' lontana. 

Detto questo, ben vengano altre mostre così per Milano, dove pubblico e privato collaborano, dove i prestiti eccezionali si sprecano, dove la gente rinuncia agli ultimi soleggiati giorni di vacanza anticipando il ritorno alla cultura per la curiosità e la fame di arte. Bene così.