venerdì 21 aprile 2017

Ben Rivers alla Triennale di Milano

Oggi vi parlo di cinema perché inaugura stasera alla Triennale di Milano la prima personale in una istituzione italiana di Ben Rivers. Il linguaggio del regista inglese attraversa i confini tra arte e cinema, esplorando generi differenti, dal thriller al noir passando per l’horror e la fantascienza.

Mi incuriosisce il tema scelto per la mostra milanese: le opere si concentrano sull’idea di collezione, sia dal punto di vista istituzionale sia personale. Condivido totalmente l’affermazione di Ben Rivers secondo cui “gli oggetti ci aiutano a rintracciare le idee degli individui o di una cultura intera”.


Gli spazi della Triennale saranno allestiti con un ambiente creato ad hoc per dare vita a una riflessione sulla memoria. Tre film su tre schermi verranno collocati in modo da creare un percorso narrativo circolare in cui tempi e storie differenti si intrecciano fra loro.

Ecco i film: 

The Shape of Things (2016): mostra le riprese di oggetti provenienti dalla collezione etnologica dell’Harvard Art Museums: una scultura ermafrodita di epoca bizantina e una brocca antropomorfa della Cina neolitica sono accompagnate dalla voce del poeta americano William Bronk che legge il suo componimento At Tikal. Le parole dell’autore inducono lo spettatore a interrogarsi sul desiderio di rappresentare la propria identità attraverso un ciclo continuo di creazione, distruzione e rinnovamento.

Phantoms of a Libertine (2012): ispirato a Voyage on the North Sea (1974) di Marcel Broodthaers. Elementi visivi e testuali estrapolati da un album di viaggi creano una biografia composta di indizi misteriosi e onirici.

Things (2014): la narrazione si sposta sul mondo dell’artista e la sua casa. La descrizione degli elementi che compongono l’ambiente è al tempo stesso un viaggio nella fantasia e nella memoria collettiva.

La mostra è curata da Lucia Apsesi con la direzione artistica di Edoardo Bonaspetti. 

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