domenica 22 gennaio 2017

La collezione Giuseppe Iannaccone in mostra alla Triennale di Milano (finalmente!)

Credo che quello di oggi sia uno dei post più emozionanti che abbia mai scritto. Racconta di un carissimo amico che finalmente realizza il suo sogno. Sì, perché Giuseppe Iannaccone, storico complice della mia trasformazione in collezionista, inaugura per la prima volta la mostra completa della sua collezione di arte italiana degli anni Trenta.

Succede il 31 gennaio alla Triennale di Milano, istituzione attenta che ha saputo intercettare il desiderio di Giuseppe di affidare la sua preziosa raccolta al giusto contenitore. E quale migliore casa avrebbe potuto ospitare gli artisti che negli anni Trenta erano le giovani promesse dell’arte italiana, se non l’architettura pensata da Muzio nel 1932-33?



Che mostra vedremo alla Triennale fino al 19 marzo? Il titolo è Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé: uno spaccato del nostro Paese nei decenni più difficili, raccontato attraverso le opere di artisti figurativi, prevalentemente pittori, con un occhio attento all’uomo. A curare la mostra è Alberto Salvadori, insieme ovviamente alla vulcanica Rischa Paterlini che da anni affianca Giuseppe Iannaccone con grande passione.

Per la prima volta avremo la possibilità di passeggiare fra i dipinti che Giuseppe ha attentamente selezionato, desiderato, rincorso in più di vent’anni di ricerche. 96 opere che insieme si sono viste solo nei manuali di storia dell’arte a raccontare di quegli artisti “non allineati”, al di fuori dei canoni di Novecento e del ritorno all’ordine, desiderosi e capaci di cogliere la profondità dell’animo umano in tutte le sue sfaccettature.
Arnaldo Badodi
Ognuno di questi quadri ha poi una storia che sfugge dalle etichette degli storici e dalle datazioni: è la storia che ha portato Giuseppe a volerli con sé. Perché è una raccolta dal grande valore scientifico, ma prima di tutto è il risultato di incaponimenti, telefonate, viaggi, combattimenti all'ultima puntata alle aste, corteggiamento di altri collezionisti per convincerli a vendere i loro capolavori. Il tutto è raccontato nel catalogo edito per l'occasione.
Renato Guttuso

Qualche nome? Birolli, Guttuso, Mafai, Pirandello, Scipione, Vedova… Il percorso espositivo è articolato in nuclei tematici che raggruppano opere di artisti che hanno gravitato attorno a scuole e movimenti o che hanno condiviso momenti ed esperienze, accomunati da affini sensibilità. La Scuola di Via Cavour, i Sei di Torino, Corrente, con una sala intera dedicata a Renato Birolli, di cui Giuseppe è indubbiamente il più attento collezionista, e il “battitore libero”  Filippo De Pisis.

Da non perdere poi il ciclo di tavole rotonde con i più importanti studiosi d’arte del periodo storico tra le due guerre a cadenza settimanale, ogni martedì alle 18.30.

Allora complimenti Giuseppe! E spero di vedervi in molti a consacrare finalmente le meravigliose storie nascoste dietro la nascita e lo sviluppo di una collezione.



Chi fosse molto curioso può cominicare a esplorare il sito della collezione.

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