Una macchina espositiva che merita sicuramente qualche considerazione:
Il curatore: Davide Giannella è nato nel 1980, è un giovane curatore indipendente e sono convinto che a questa generazione destinata a rinnovare rapidamente le proprie categorie di pensiero, ad abituarsi alla flessibilità e, a proposito del tema della mostra, destinata a vivere in prima persona il passaggio da analogico a digitale, vada lasciato più spazio. Mettiamoli alla prova.
Il progetto: nel voler descrivere come l’arte contemporanea italiana abbia ridisegnato il concetto di storytelling attraverso il medium del video, vedendo assottigliarsi il confine fra cinema, arte e produzione amatoriale, GLITCH ha trasformato il PAC in un piccolo multisala. 64 film d’artista spalmati su due programmi alternati. Una mostra ricca, ma difficile da cogliere a pieno. La selezione è sempre troppo ardua, ma forse necessaria in questo caso. Avrei preferito un ciclo di rassegne anche più brevi, magari tematiche, piuttosto che una grande mostra-calderone in cui la mancanza di tempo e il naturale calo attentivo rischiano di far perdere al visitatore dei capolavori.
Gli artisti: la meglio gioventù italiana, nomi che seguo da un po’ (Alterazioni Video, Ancarani, Rä di Martino, Trevisani), altri ormai consacrati anche dal grande pubblico dell’arte contemporanea e non solo (Vezzoli su tutti).
Le opere: non solo video, la mostra è completata da una serie di installazioni che instaurano relazioni con il linguaggio e l’immaginario cinematografico. Un’idea interessante, un tentativo di ricondurre la mostra verso la dimensione più propriamente artistica, ma in alcuni casi mi è parso si trattasse, più che di un valore aggiunto, di una rischiosa deviazione dal concept della mostra e un ulteriore elemento di sovrabbondanza.
Courtesy Rä di Martino |
GLITCH. Interferenze tra arte e cinema in Italia
PAC, Milano
fino al 6 gennaio
Foto della mostra: Nico Covre, Vulcano 2014
Nessun commento:
Posta un commento