Ahimé non sono stato a
Londra per
Frieze, ma fortunatamente ho i miei personalissimi corrispondenti! Condivido quindi con voi il report scritto da
Rischa Paterlini, che da diversi anni si occupa della collezione del mio amico
Giuseppe Iannaccone, di cui
vi ho già parlato. Direi che è il minimo, dato che è anche "colpa" loro se sono diventato collezionista!
Ecco il racconto di Rischa:
Appena atterrata all'aeroporto di
London City, neppure il tempo di posare la valigia e mi si presentano due giorni no-stop full of art tra
Frieze, fiere satellite, musei, case d’asta e gallerie da visitare. Di buon'ora faccio tappa alla
Royal Academy of Arts per la grandiosa personale dedicata all’artista tedesco
Anselm Kiefer. L’opera site-specific
Ages of the World è un’esperienza incredibile. Ti ci puoi avvicinare così tanto che puoi sentirne l’odore, puoi sentire il peso del mondo sopra di te e puoi persino ascoltarla.
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Anselm Kiefer, Ages of the world, 2014 |
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Anselm Kiefer, The Language of the Birds, 2013 |
Passo a visitare il
Turner Prize, prestigioso premio assegnato a un artista britannico sotto i cinquant'anni. I finalisti propongono progetti tra fotografia e video, installazioni e serigrafie. Vincerà il migliore il 1 dicembre ma personalmente, ad esclusione del lavoro di
Duncan Campbell, non trovo nulla di così sconvolgente e così decido di tuffarmi nelle
vedute di Turner dei primi dell'Ottocento al piano inferiore. Un diamante per i miei occhi che finalmente riescono a vedere nuova luce. Si è fatto mezzogiorno, varco i cancelli di
Regent's Park: la terza edizione di
Frieze Masters è lì. La giovane fiera offre il meglio dell'arte antica e moderna, determinando chiari spunti di riflessione sull'arte contemporanea. Tra antiche sculture lignee e tanta arte italiana mi si presenta uno spazio fuori dal tempo nello stand della
Helly Nahmad Gallery: sulle pareti opere di Picasso, Mirò, Fontana, Burri, Morandi e
un de Chirico del 1927 da perdere il fiato. Il tutto serve a creare uno spazio fittizio appartenuto a Corrado N. o più semplicemente "Il Collezionista". Un tuffo nel passato che sa tanto di futuro.
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De Chirico @ Helly Nahmad Gallery per Frieze Masters |
Dopo pranzo mi lascio coinvolgere dalla
main fair che, con le sue 162 gallerie provenienti da tutto il mondo, è la regina della settimana artistica londinese. Le opere sono tante e in una ipotetica classifica inserisco al primo posto lo scultore
Michael Dean, presente in ben due stand, alla
galleria Supportico Lopez di Berlino di proprietà di due italiani e alla
Herald St. Gallery di Londra. Sculture realizzate in cemento trasformate in opere sensuali e vive tanto che ti vien voglia di farti abbracciare. Ancora in classifica l'artista
Luc Tuymans, presentato dalla
Zeno X Gallery, la più importante galleria europea dedita alla pittura e che ben presto in Galleria ad Anversa presenterà nuovi lavori dell’italianissimo Pietro Roccasalva. Non solo opere, ma anche la simpatia dei galleristi della
Antoine Levy Gallery di Parigi che non appena mi vedono mi presentano una spettacolare quanto poetica anteprima del
nuovo catalogo di Francesco Gennari. Un libro d’artista che farà molto parlare di sé e che verrà presentato ufficialmente il prossimo venerdì nel loro stand presso la
FIAC di Parigi. La sera, dopo aver visitato la
fiera satellite Sunday che non rapisce i miei pensieri, mi dirigo con un’amica nel mio ristorante preferito. Vera cucina indiana a due passi dal centro.
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Michael Dean, nnhnhn (working title), 2013
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È di nuovo giorno e dopo colazione mi dirigo in
New Bond Street nella sede di
Sotheby’s a curiosare tra le tante opere esposte. Ripasso dalla fiere per rivedermi alcune opere e uscendo passo per il giardino all'inglese di Regent's Park, spazio di esposizione pubblica, con le grandi sculture divertenti e colorate protagoniste di numerosi
selfie, in stretto dialogo con piante secolari, cespugli intagliati e fiori autunnali. Nel pomeriggio visito due mostre che meriterebbero ben più di una semplice citazione: la personale di
Andro Wekua intitolata
Some Pheasants in Singularity alla
Spruth Magers London e
Wangechi Mutu con il suo show dal titolo impronunciabile
Nguva na Nyoka da
Victoria Miro. Per non perdermi niente corro anche alla
Serpentine Gallery dove troppo concettualismo rende la mostra davvero non classificabile. E’ deludente anche l’ultima tappa della giornata: la mostra alla
Saatchi Gallery,
Pangaea: New Art from Africa and Latin America, dove i continui riferimenti all’arte americana e all'arte passata non riescono a emozionare e a dire qualcosa di nuovo. Peccato, un’altra occasione persa.
Due giorni vissuti intensamente in una Londra che è tappa fondamentale per chi ama l’arte e che offre alla velocità della luce qualità e originalità.