sabato 25 febbraio 2017

Ci lascia Ren Hang a soli 29 anni

Ren Hang non c’è più. Ha scelto di togliersi la vita a soli 29 anni il fotografo e poeta cinese che ha raccontato la nudità con estrema freschezza.

Studente di marketing, a poco più di vent’anni si appassiona quasi per caso alla fotografia, immortalando il corpo nudo del suo compagno di stanza.


Da quel momento, con una naturalezza disarmante, uno sguardo puro e nel contempo inquieto, si è guadagnato un posto nella storia della fotografia contemporanea, con riferimenti del calibro di Nobuyoshi Araki, Robert Mapplethorpe e Wolfgang Tillmans.


Hang è stato celebrato in tutto il mondo, ma anche contestato e arrestato nel suo paese d’origine, motivo che ha spinto Ai Weiwei a sostenerlo e collaborare con lui. Nel 2013 lo invitò alla collettiva Fuck off 2, al Groninger Museum.


Oggi non c’è più e, senza indagare sulle ragioni della sua scelta, sappiamo sicuramente di aver perso un grande talento.


mercoledì 22 febbraio 2017

Da vedere: Will Benedict da Gio Marconi

Non smetterò mai di innamorarmi dello spazio semplice ma curatissimo di Gio Marconi, valorizzato a pieno dalla mostra inaugurata da poco: la seconda personale di Will Benedict, 1978, americano ormai adottato dalla Ville Lumiere.

Da sempre Benedict lavora sul lato contenutistico affrontando tematiche di stringente attualità e dal punto di vista tecnico giocando a mettere in discussione le convenzioni del linguaggio. Pittura, disegno e fotografia collaborano e sfidano la percezione dell’osservatore. 

In The Social Democrat quelle che sembrano stampe fotografiche si rivelano in realtà solo allo sguardo più attento: sono pitture montate su tela, associate a fotografie e allestite su pannelli di foam dipinti ad acquarello. I fogli di vetro che sembrano rovinare la purezza dei lavori, creano un effetto specchio fortemente voluto da Benedict per permettere di entrare a pieno nell’opera

Fra Brexit, Trump presidente e ondate nazionalistiche diffuse, i grandi lavori presentati da Gio Marconi ci aiutano a riflettere sul contemporaneo, senza rinunciare a un affascinante effetto estetico


La mostra è sicuramente da vedere e se avete modo da completare visitando Fiction is a terrible enemy, la personale di Will Benedict in corso alla Fondazione Giuliani di Roma

mercoledì 8 febbraio 2017

Due nuove mostre alla Fondazione Prada

Inaugurano oggi due nuove mostre alla Fondazione Prada. Slight Agitation, la serie di 4 esposizioni curate dal Thought Council dell'istituzione, propone il secondo progetto, quello di Pamela Rosenkranz (1979). 

L'artista svizzera esplora l'influenza dei processi fisici e biologici sull’arte. In questo caso potremmo dire l'influenza sul momento della fruizione dell'arte. Per Slight Agitation presenta un'installazione dal titolo Infection. Un’imponente montagna di sabbia è allestita all’interno della Cisterna di Fondazione Prada, creando un confronto/contrasto con la sua architettura industriale. Il materiale naturale è intriso di una fragranza ottenuta da feromoni di gatto ricreati in laboratorio, capaci di attivare specifiche reazioni di attrazione e repulsione a livello biologico e di influenzare in maniera subconscia il movimento dei visitatori. Una luce verde RGB illumina dall’alto questa enorme massa alterata chimicamente e ne fa evaporare lentamente il profumo. 




Mi pare che possa essere un progetto molto interessante e spero mi faccia cambiare idea su Slight Agitation, perché il primo appuntamento, quello con Tobias Putrih non mi aveva entusiasmato



L'altro opening di oggi è Extinct in the Wild di Michael Wang (1981). Il tema è quello dell'estinzione: Wang espone specie ormai scomparse in natura e sopravvissute solamente grazie/a causa dell'azione dell'uomo

Ci vediamo lì? 








martedì 7 febbraio 2017

Da non perdere: Diego Perrone da Massimo De Carlo a Milano

C’è tempo fino all’11 marzo per visitare una delle mostre migliori che hanno inaugurato questo 2017 milanese: Diego Perrone porta da Massimo De Carlo i meravigliosi risultati della sua ricerca sul vetro.

Con Herbivorous Carnivorous, Perrone affronta con coraggio un tecnica sperimentale e scopre le nuove potenzialità di questo materiale per indagare i temi a lui più cari: la vita rurale, i lavori umili, accompagnati dall’iconografia tipica delle zone di campagna.


Qual è l’aspetto più affascinante del lavoro di Diego Perrone? La sua imprevedibilità. Una notevole quantità di vetro fuso viene colato in un calco di gesso e posto, in una seconda fase, in forni ad alta temperatura. Qui il vetro subisce un processo di alterazione che può durare molte settimane. L’artista vi aggiunge minerali e ossidi colorati, ma l’esito finale è assolutamente indomabile. Le fusioni e le mescolanze, le cromie e le sfumature si rivelano, all’artista stesso, dopo un lungo periodo di gestazione e di attesa.



Interessante, oltre alle sculture, anche la serie di disegni isolati in una stanza il cui intonaco rosa sembra scivolare verso il pavimento.



Diego Perrone. Herbivorous Carnivorous
Massimo De Carlo
Via Giovanni Ventura 5, 20134 Milano
fino al 11 marzo 2017

giovedì 2 febbraio 2017

Siamo tutti astronauti questa sera da Otto Zoo

Ho avuto modo di conoscere David Rickard ieri sera in Triennale, anche lui richiamato dalla mostra di Giuseppe. Questa sera i riflettori sono per lui: la prima personale da Otto Zoo in via Vigevano, il suo viaggio nello spazio.

L’artista neozelandese (ma che vive a Londra e parla italiano) propone la sua costante ricerca sulle proprietà della materia nell’ambiente che ci circonda, sulle relazioni spaziali tra le persone, gli oggetti e le architetture con una grande installazione, “Black Fan”: una lunga diagonale di corde nere a cui sono appesi dei piombini, che attiva la percezione del visitatore sotto l’effetto di un gioco prospettico e dell’azione della gravità.



Simulazioni di vita nello spazio che sviluppano dall’interesse per un punto di vista meno geocentrico e unilaterale, scaturite da viaggi agli antipodi del mondo.

La stessa localizzazione di Otto Zoo diventa parte dei lavori “100,000 Pa” e “London Chair”. Situata a 117m sul livello del mare, la galleria si trova alla precisa altitudine in cui, con una temperatura di 25°C, la pressione dell’aria è a 100,000 Pa. Tramite un radiatore l’artista crea un territorio invisibile, che inserisce la galleria in un più ampio contesto climatico.

Opere attentamente ponderate che vi invito a scoprire questa sera da Otto Zoo.

mercoledì 1 febbraio 2017

Gregory Bae, un giovane artista di Chicago da Federico Luger a cura di Rossella Farinotti

Un giovane artista e un’altrettanto giovane curatrice in quel di Chicago, nei giorni di Expo, seduti a un bar. Si parlano come due trentenni qualsiasi e scoprono di avere una visione comune sul mondo dell’arte contemporanea. Lei decide di scommettere su di lui e lo invita a organizzare la sua prima personale europea a Milano.

Chi è il gallerista che accetta la scommessa? Federico Luger, che domani sera ospiterà Gregory Bae con una mostra curata da Rossella Farinotti.

Grazie a questo trio avremo l’occasione di rivedere il progetto esposto da Gregory alla Chicago Urban Art Society nel 2015, con alcune variazioni. Un lavoro molto interessante in cui l’artista di famiglia sud coreana, ma americano di formazione, ragiona sulle sue origini e soprattutto sulla relatività di spazio e tempo. Tornato nel paese di origine dopo vent’anni grazie a una residenza allo Cheongju Art Studio Artist-in-Residence, Gregory ha trovato lo spunto per raccontare come alcuni luoghi siano assolutamente lontani, ma allo stesso tempo vicinissimi.

 
Come nell’opera “One  Coinciding Moment Felt in Rotation on 06.22.16 Milano/06.23.16 San Francisco”, nata due anni fa a Seoul. Disturbato dal jet lag, Gregory inizia a passeggiare insonne, finché si ferma in cima a una collina alle prime luci dell’alba. In quel momento inizia a chiedersi se dall’altra parte del mondo, in quella che considera la sua patria, gli Stati Uniti, qualcuno stesse osservando la stessa porzione di cielo.

Quella è stata la molla per una serie di ricerche che hanno portato Gregory a scoprire due volte durante l’anno si verifica una connessione tra paesi tra loro opposti e distanti: il sole tramonta e sorge in luoghi diversi esattamente nello stesso momento.

Il resto lascio che lo scopriate alla mostra da Federico Luger domani, con la garanzia di un artista giovane e talentuoso, la cui prassi è meticolosa e profonda. Opere molto ragionate, che non strizzano l’occhio all’estetica e che mescolano esperienze individuali a un linguaggio che accomuna tutte le culture.

Cercate di arrivare per le 19, ci sarà anche una sorprendente performance...

FL GALLERY 
SPAZIO 22
www.flgallery.com
Viale Sabotino 22
Milano